L’ofuro, il bagno giapponese, viene praticato ancora oggi come un
rituale che a fine giornata aiuta a rilassarsi e a purificarsi
liberandosi dallo stress quotidiano.
Per riproporlo a casa propria occorre innanzitutto cominciare a
preparare la vasca riempendola con acqua molto calda, tra i 38 e i 42°.
Attenzione però che i Giapponesi non si immergono subito: prima si
insaponano con cura e si sciacquano usando uno sgabellino e una tinozza
con acqua calda. Questo passaggio si può riproporre facendo una doccia
completa prima dell’immersione, lavando corpo e capelli con un
detergente delicato e uno shampoo adatto al proprio tipo di capello, in
modo da portare via le impurità che impediscono alla pelle di godere a
pieno dei benefici detossinanti del bagno.
È il momento di
immergersi portando con sé nella vasca un sacchettino di garza riempito
di sali da bagno e boccioli essiccati di rosa da utilizzare per
massaggiare braccia, collo e busto. La pelle è molto delicata? Al posto
dei sali si può aggiungere nella vasca una miscela di farina di avena,
argilla bianca con una decina di gocce di olio essenziale di sandalo.
Poi ci si rilassa abbandonandosi in vasca per una quindicina di minuti
con le luci soffuse e volendo una musica dolce, si esce e ci si riposa
per venti minuti oppure ci si infila direttamente sotto le coperte
bevendo una tisana di malva oppure di camomilla.
Il bagno
giapponese, anche se molto rilassante, non è indicato per chi soffre di
capillari dilatati e di cattiva circolazione, a meno che l’immersione
sia molto rapida, non più di tre minuti, e seguita da una doccia fredda
fatta risalire dalle caviglie all’inguine. Lo stesso rituale finale va
eseguito in caso di cellulite per velocizzare la circolazione che viene
rallentata dal calore dell’acqua.
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